sabato 10 aprile 2010

LA RIVOLTA IN GRECIA E IL RICORDO DI ALEXIS GRIGOROPOULOS (n° 1 - luglio 2009)

A dicembre 2008 è scoppiata in Grecia una rivolta dei giovani che ha scosso non solo quel paese ma tutta l’Europa. In parecchi paesi sono state organizzate subito proteste contro l’assassinio dello studente Alexis Grigoropoulos da parte di un poliziotto, e in solidarietà con il movimento greco.
L’omicidio di Alexis è stato un fulmine per tutta la rabbia accumulata nella società greca, soprattutto dai giovani, che affrontano una situazione economica, sociale e politica molto simile a quella italiana.
Alexandros Grigoropoulos (Alexis) è stato assassinato davanti ad un bar del centro di Atene durante la serata del 6 dicembre dell’anno scorso. Il poliziotto responsabile ha dichiarato che non aveva l'intenzione di ucciderlo, che il fucile aveva fatto cilecca e che la pallottola ha colpito il marciapiede o un muro prima di ammazzare Alexis. Comunque, testimoni oculari affermano di avere visto il poliziotto (una ‘guardia speciale’) bersagliare il 15enne.
L’omicidio ha provocato una risposta di massa dei giovani e di tutta la società. La notte stessa dell'accaduto migliaia di persone si sono radunate in ogni città. Il giorno dopo e durante tutti i giorni successivi in decine di migliaia sono scesi per strada a protestare. Gli studenti hanno immediatamente occupato le università. Nelle scuole medie e superiori gli studenti si sono rifiutati di andare in classe. Ogni giorno hanno organizzato presidi e manifestazioni. Decine di questure sono state circondate da studenti che denunciavano l'assassinio.
La polizia ha represso le manifestazioni utilizzando armi chimiche come il gas lacrimogeno per mantenere il controllo delle masse. Il ministro dell’Istruzione è stato costretto a interrompere le lezioni e ad organizzare gite, picnic e visite educative per distrarre l'attenzione degli studenti dalle proteste e per allontanarli dalle manifestazioni. Scontri giornalieri sono scoppiati fra giovani e polizia. Più importante, però, è stato l’ampio sostegno dell’intera società alla lotta della gioventù. A più riprese la gente comune ed i pensionati hanno gridato e gettato oggetti dai balconi contro la polizia che inseguiva i giovani. Per proteggere i giovani e per solidarizzare, la gente si è intromessa fra loro e la polizia.
È’ evidente che l'assassinio isolato non avrebbe creato un disagio sociale e una rivolta della gioventù di questa ampiezza. Ci sono cause molto più profonde, radicate nelle condizioni sociali che affrontano la gioventù e la classe lavoratrice.

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