sabato 10 aprile 2010

4 GIUGNO 2009: PAVIA VESTE IN NERO (n° 1 - luglio 2009)

Venghino, signori venghino! Più gente entra più bestie si vedono!
Era nell’aria da tempo: dopo la chiusura della precedente sede, provocatoriamente sita in via dei Mille a un centinaio di metri dal CSA Barattolo, che da più di 10 anni è radicato sul territorio, la giunta comunale dà nuovamente spazio all’estro xenofobo forzanovista.
Questa volta la zona prescelta potrebbe sembrare “innocua” poiché la sede, fatto salvo il condominio che la ospita, non è inserita in un contesto densamente abitato né vicino a “punti caldi” come sedi di partiti o stabili in cui sono stati ospitati i Rom dell’ex-Snia.
Ma è bene non farsi ingannare dalle apparenze: la fiammante sede Emanuele Zilli si trova infatti nelle immediate vicinanze di due quartieri residenziali e popolari. Sia il Cassinetto che il Vallone, inoltre, nei mesi precedenti l’apertura della sede sono stati casualmente oggetto, insieme ad altre zone di Pavia, di atti di chiara matrice xenofoba (a fine marzo le strade pavesi sono state adornate di svastiche, i monumenti ai partigiani rovinati o imbrattati, alcuni negozi gestiti da migranti sono stati danneggiati, la vetrina della sede del Partito dei Comunisti Italiani infranta).
Del resto va ricordato che la chiusura aveva fatto seguito ad un’aggressione (15 ottobre 2008) ai danni del CSA Barattolo, in cui il Collettivo Universitario Autonomo aveva organizzato una festa di autofinanziamento; quindi la nuova sede non poteva aspettarsi niente di meno che, per la cerimonia d’apertura, il Segretarione Nazionale Roberto Fiore. Il Flower, per chi ancora non lo sapesse, s’era distinto nei ruggenti anni ’70 per la sua adesione ai NAR, adesione che gli costò l’allontanamento dall’amato suolo patrio, terminato con la fine della latitanza nel ’98.
Immancabile l’intitolazione della sede ad un “camerata-martire”, caduto sotto i colpi dei feroci sovversivi comunisti: Emanuele Zilli. Morto nel novembre del 1973, in seguito ad una caduta dal proprio motorino mentre stava tornando a casa dal lavoro, Zilli (militante dell’MSI) divenne subito un’icona per il movimento neo-fascista pavese. Le circostanze (un incidente stradale in una strada deserta) ben si prestavano ad essere strumentalizzate: il militante è immediatamente, sulle bocche e nell’immaginario degli altri missini, percepito come una vittima di un agguato, in tutti i modi occultato dalla stampa locale, chiaramente filo-comunista… sarebbe stato strangolato mentre procedeva sul proprio ciclomotore. Così Zilli e la sua sfortuna nel condurre mezzi a motore colmano prontamente l’assenza, nello scenario pavese, di un agnello sacrificale, un mito da richiamare continuamente, al parossismo.
Ma torniamo all’attualità: se la rinnovata presenza di un luogo d’aggregazione per i militanti neo-fascisti ha portato molti a temere per le possibili azioni di questi individui, al momento i forzanovisti nella sede imbiancata di fresco si stanno rivelando una delusione. Diverso è il discorso se si analizza il momento in cui è stata loro riconfermata l’agibilità politica in questa terra di risaie: in seguito a quattro mesi in cui la città è stata governata da un Commissario Prefettizio (o prefittizio o perfettizio, scegliete voi… per gli amici Maria Laura Bianchi) che avrebbe dovuto supplire alla caduta della sindaco-burattino Capitelli, abbandonata dai suoi assessori fintodicentrofintodisinistra a fine gennaio, Forza Nuova s’è trovata la strada spianata. Non hanno neanche concorso alle elezioni comunali: un po’ per non dover capire, avendo meno voti che tesserati, quale degli iscritti non ha scelto in cabina “l’unico vero partito degli italiani”, e un po’ per permettere al promettente Alessandro Cattaneo di prender possesso del MezzaBarba. Come essi stessi dichiarano confidano in lui, sicuri di trovar così un interlocutore più affine al loro programma e alle loro idee di quanto non si sia dimostrata Piera Capitelli, la quale però (Forza Nuova se l’è dimenticato?) è stata la prima sindaco di Pavia, col suo beneplacito, a ospitare all’interno della città una sede del partito di Fiore.
La riapertura della sede non deve spaventare chi ancora crede nei valori dell’antifascismo: questo evento dovrebbe anzi servire a rinvigorire gli animi, spingere quanti continuano a rifugiarsi dietro ad uno sterile antifascismo di facciata, sterile e finalizzato a raccogliere manciate di voti ripartite tra partiti che si autoproclamano più marxistamente puri di tutti gli altri, a tornare in piazza. In un momento in cui la sinistra istituzionale è totalmente assente (è il caso di dirlo!) e continua la sua agonia divorata dal cancro delle scissioni, i valori sociali devono essere nuovamente condivisi, fruiti da tutti; solo così, agendo su tutta la popolazione ed allargandosi orizzontalmente, è possibile sconfiggere il verbo fascista, subdolamente occultato con azioni a beneficio della società. E’ bene che tutti prendano coscienza del fatto che la società è composta da qualsiasi individuo, nato in qualsiasi angolo del mondo: nostra patria è il mondo intero!

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